Dichiarata incostituzionale la legge regionale n. 50/2019. Sanatorie più difficili per le piccole difformità edilizie

Con la Sentenza n. 77 depositata il 21 aprile 2021 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge regionale veneta n. 50/2019 “Disposizioni per la regolarizzazione delle opere edilizie eseguite in parziale difformità prima dell’entrata in vigore della legge 28 gennaio 1977, n. 10”.

La legge regionale aveva lo scopo di consentire una limitata regolarizzazione di edifici, realizzati prima del 1977, con piccole difformità rispetto al titolo edilizio rilasciato. La regolarizzazione era subordinata alla presentazione di una SCIA, alla verifica della sola conformità dello stato di fatto rispetto alla normativa edilizia vigente e al pagamento di una somma a titolo di oblazione.
La Corte costituzionale, equiparando questa legge ad un condono edilizio, ha ritenuto che spettino esclusivamente allo Stato “le scelte di principio, in particolare quelle relative all’an, al quando e al quantum, ossia la decisione sul se disporre un titolo abilitativo edilizio straordinario, quella relativa all’ambito temporale di efficacia della sanatoria e infine l’individuazione delle volumetrie massime condonabili”.
Ha inoltre qualificato la regola della verifica della cd. “doppia conformità” come principio fondamentale della materia del governo del territorio, al quale le regioni non possono derogare.
La legge veneta ha anticipato il dibattito sorto a livello nazionale sull’opportunità di rivedere la disciplina della sanatoria edilizia e la regola della doppia conformità, da molti ritenuta eccessivamente rigida e la cui rigorosa applicazione oggi impedisce la realizzazione di interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, incentivati dalla legge statale con bonus e detrazioni fiscali tra cui il Superbonus 110%.

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